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Storia e cronistoria

Paolo Grossi, Pagina introduttiva, vol. I (1972).

Paolo Grossi, Pagina introduttiva (Storia e cronistoria dei 'Quaderni Fiorentini'), vol. XXX (2001).

Dalla Pagina introduttiva del vol. XLI (2012), di Pietro Costa:

Il volume 41 (2012) dei «Quaderni Fiorentini» ha un carattere miscellaneo. Casuali, quanto fortunate, circostanze hanno però fatto sì che i contributi pervenuti al nostro comitato di redazione (e sottoposti al procedimento del 'peer review') appaiano riconducibili ad aree tematiche, non solo intrinsecamente omogenee, ma anche coerenti con linee di indagine sviluppate nel corso del tempo dalla nostra rivista.
[...]
Con il 2012 giungono al loro naturale esaurimento, dopo un doppio 'mandato', gli oneri affidati nell'ultimo decennio a Bernardo Sordi e a me: rispettivamente, la direzione del Centro di Studi per la storia del pensiero giuridico e la cura redazionale dei 'Quaderni Fiorentini'. Il Consiglio del 'Centro' (di cui i «Quaderni Fiorentini» sono espressione) ha affidato per il prossimo quinquennio la direzione del 'Centro' a Paolo Cappellini e la direzione dei 'Quaderni' a Giovanni Cazzetta: due storici del diritto noti a tutti gli amici dei 'Quaderni' per la loro apertura culturale e per la loro profonda conoscenza della modernità giuridica nella molteplicità delle sue componenti.
La nostra rivista ha ormai una lunga storia alle spalle, ma continua ad avere, a mio avviso, un preciso ruolo da svolgere nell'ambito dell'odierna storiografia. L'attiva collaborazione di colleghi illustri che hanno accettato di far parte del Comitato scientifico della rivista è, in questo senso, una garanzia di decisiva importanza. Il cambio della direzione sarà a sua volta un elemento capace di rafforzare lo slancio e la vitalità delle nostre iniziative. Che dunque i «Quaderni Fiorentini» possano essere anche nei prossimi anni un felice punto di incontro fra studiosi interessati a interrogarsi sulla dimensione storico-culturale del diritto è, più che un semplice auspicio, una fondata aspettativa.

Dalla Pagina introduttiva del vol. XLII (2013), di Giovanni Cazzetta:

Un «preciso progetto» e il «progetto in azione», così Paolo Grossi riassumeva nel 2001 la Storia e cronistoria dei «Quaderni fiorentini» trent'anni dopo la prima pagina introduttiva del 1972. L'originario programma indirizzato a superare il vuoto storiografico gravante la storia del diritto moderno, ad andar oltre le confinazioni nazionali, a reclamare in nome dell'unità della scienza giuridica un continuo colloquio tra storici e cultori dei vari campi del diritto, si era tradotto - rilevava Grossi - anno dopo anno in contributo al rinnovamento della storiografia giuridica, in terreno d'incontro tra studiosi di diversi paesi, in palestra aperta a giovani storici, filosofi e giuristi. I «Quaderni» successivi a quel 2001 - diretti da Pietro Costa - hanno confermato la capacità del progetto di trasformarsi conservando i suoi tratti distintivi. Basti pensare all'attenzione alle «radici e alle prospettive» del diritto europeo e allo sguardo rivolto agli «Altri» nei volumi monografici dedicati all'Ordine giuridico europeo (31, 2002) e al Diritto coloniale fra Otto e Novecento (33/34, 2004/05); o, ancora, al serrato confronto tra storici del diritto, filosofi e giuristi presente nei volumi monografici su Principio di legalità e diritto penale (36, 2007) e su Diritti dei nemici (38, 2009).
L'incontro internazionale di studi Storia e diritto - Esperienze a confronto, tenutosi a Firenze nell'ottobre dello scorso anno, ha testimoniato, «in occasione dei quarant'anni dei Quaderni fiorentini», la perdurante attualità del progetto. Le sessioni del Convegno - la prima dedicata allo stato dell'arte delle storiografie giuridiche nazionali in Europa e oltre l'Europa, la seconda alla relazione tra storia del diritto e scienza giuridica, la terza agli spazi e ai confini della storia giuridica oltre le storie nazionali - hanno trattato nodi centrali nell'odierno dibattito fra studiosi attenti alla dimensione storico-culturale del diritto; temi costantemente affrontati, sin dal primo numero, dalla nostra rivista senza accondiscendenze alle mode del momento.
Arricchiti dalla vitalità della «Biblioteca» che ha superato il traguardo dei cento volumi, i «Quaderni» hanno - quarant'anni dopo - solide fondamenta e una lunga storia. Forte di queste basi la rivista intende rafforzare anche in futuro la capacità di proporre uno strumentario adeguato per la comprensione della complessità della dimensione giuridica, e per la lettura dei tratti, anch'essi immersi nella storia e perciò mutevoli, dell'unitarietà del diritto e della scienza giuridica. Sottolineare tali aspetti in apertura di questo quarantaduesimo numero - che vede un avvicendamento nella direzione dei «Quaderni» e del «Centro di studi» - ci pare doveroso e opportuno: per ringraziare quanti in questi anni hanno sorretto la rivista e partecipato al comune banco di lavoro; per dichiarare l'impegno della redazione nel continuare a tradurre un progetto ancora novissimo «in azione».

Dalla Pagina introduttiva del vol. L (2021), di Giovanni Cazzetta:

Nell'aprile del 1972 Paolo Grossi accompagna la spedizione all'editore Giuffrè delle prime bozze del primo numero dei Quaderni fiorentini rinnovando la richiesta, già espressa al momento dell'invio del manoscritto, di «un cartoncino abbastanza solido», di «un cartoncino di una certa solidità» per la copertina: «sembra che i Quaderni nascano assai bene e costituiscano un fatto culturale importante; è giusto che escano in una maniera veramente decorosa». Incasellato nelle geometrie disegnate dal giovane grafico Angelo Pontecorboli, il nome diventava cosa, il progetto azione.
Oggi, con copertina immutata, festeggiamo i Quaderni con un volume monografico dedicato a un tema, il pluralismo giuridico, inserito appieno nel percorso di studi promosso nel corso di mezzo secolo dalla nostra rivista. In cinquant'anni i Quaderni sono cresciuti e crescendo si sono inevitabilmente trasformati, ma - ci piace credere - hanno conservato i tratti portanti del progetto delle origini; un progetto che ancor oggi - dopo cinquanta annate, sessanta tomi, diciassette volumi monografici, più di seicento autori coinvolti e quasi duemila contributi - ci pare più che mai vitale e più che mai meritevole di essere portato avanti.
Rivolgere per un momento lo sguardo agli 'anni di fondazione', prima di inoltrarci nel tema del pluralismo giuridico, non vuol essere una vuota celebrazione, ma un modo di ricordare (e ricordare a noi stessi) alcuni punti fermi del 'progetto Quaderni' in questi cinque decenni fra due secoli; un modo per riaffermare un metodo di lavoro che ci pare ancora utile per comprendere il presente e guardare al futuro.

Dalla Pagina introduttiva del vol. LII (2023), di Giovanni Cazzetta:

Poco più di vent’anni fa, in ripetuti incontri clandestini in un luogo appartato dell’Italia centrale, ci interrogammo a lungo su come costruire un libro per un unico destinatario, punto di unione dei nostri incontri e di quei nostri incontri. Diversi com’eravamo per età, posizione accademica, Università di appartenenza, provavamo a individuare un tema attorno a cui tentare di tessere un ordito comune per un omaggio che risultasse gradito. La difficoltà principale era data dal dono. Anni prima — dieci anni prima — eravamo stati invitati, con richiesta amichevole e ferma, a non prendere «né oggi, né domani, né posdomani» alcuna iniziativa accademica ‘in onore’, a respingere qualsiasi forma di celebrazione: «da amico, chiedo ad amici veri di farmi l’unico, vero, gradito regalo: il silenzio assoluto». Ordo iuris. Storia e forme dell’esperienza giuridica, il volume che nacque dagli incontri clandestini sull’Isola Maggiore del Lago Trasimeno, intese onorare l’impegno con un’affettuosa ribellione (simbolicamente richiamata dall’immagine della Narrenschiff sulla coperta del libro): «Raccogliere i nostri saggi in questo libro — si affermava in chiusura dell’Introduzione — non ha niente a che fare con retoriche celebrative ed omaggi rituali, ma significa per noi (per ciascuno singolarmente e per tutti) ritrovare nelle pagine scritte i segni e gli echi di un colloquio ininterrotto». Il titolo del volume segnalava, del resto, un tema che univa ciascuno singolarmente e tutti al Maestro: il problema della valenza ordinante del diritto, del rapporto tra la molteplicità di azioni, interessi, aspettative della vita quotidiana e l’ordo iuris, con la sua tensione all’immobilità e la sua inevitabile, storica, mutevolezza nel dare forma, forme, all’esperienza.
Ripercorrendo l’ampia e unitaria opera scientifica dello storico e del giurista, oggi è ancora con riferimento al ‘diritto come forma dell’esperienza’ che riteniamo si possa e si debba continuare a dialogare con Paolo Grossi. Queste pagine per Paolo Grossi intendono essere la prosecuzione di una ricerca comune e di un confronto critico, l’unico sempre apprezzato, l’unico vero, fra giuristi (come amava ripetere) nei suoi «Quaderni fiorentini».